Aldo Agnelli
Un piccolo libro che racchiude però uno slancio di grande vitalità e immaginazione. Il suo autore, fotografo, ha lavorato per una vita in bottega, ma nel tempo libero, per se stesso, ha contribuito con i suoi scatti dei paesaggi e delle persone di Alba e delle Langhe a fondare, con delicatezza ed entusiasmo, un immaginario giustamente celebrato. La prima e più immediata “forma editoriale” di Vite da cani è stata una grossa busta, in cui Aldo Agnelli ha raccolto insieme – come spiega lui stesso in queste pagine – sei vecchie stampe fotografiche, finora inedite, associate a sei ritagli di giornale. Quella busta, accompagnata dal racconto del suo autore, è diventata ora un volume in cui hanno trovato posto altre due sue immagini: una, già vista ma qui riconsiderata, con l’amico scrittore Beppe Fenoglio; l’altra, inedita, affine per atmosfera al film di De Sica Umberto. Entrambe in sintonia con il tema: l’attenzione ai cani di Langa, i “cani da pagliaio”, presenze marginali ma non accessorie di una economia contadina, e di un mondo, lontani e vicini, alla cui sotterranea umanità l’obiettivo di Aldo Agnelli è sempre stato rivolto.